Quante volte ti è capitato di passare una notte insonne o di dormire poche ore perché si è fatto tardi la sera prima e la mattina la sveglia suona troppo presto? Il giorno dopo ti senti assonnata e stanca, sognando a occhi aperti il momento in cui crollerai a letto la sera, una volta a casa, o se ne hai la possibilità, schiacciare un pisolino nel pomeriggio. Per gli abitanti del Sol Levante è un po’ diverso, loro fanno inemuri.
Author: JessicaChan
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Origami, la magia della carta
L’arte del piegare la carta è molto antica, l’energia che viene usata attraverso le dita per creare forme magnifiche con la carta di riso, è considerata come la realizzazione di qualcosa di unico.
La parola origami, deriva da oru, piegare e da kami, carta, ma quest’ultima ha la stessa pronuncia della parola divinità, per questo l’origami può assumere un significato molto profondo. Ecco una breve storia della sua nascita e di come quest’arte si sia evoluta con il tempo.
Le origini
I cinesi più di 2000 anni fa crearono i primi fogli di carta, ma grazie hai giapponesi, che iniziarono a lavorarla con il riso, diventò sempre più resistente e malleabile. L’arte stessa del piegare la carta è stata un’invenzione dei nipponici, si dice che la sua origine sia legata all’epoca Muromachi, quando veniva offerto ai samurai un particolare mollusco, durante un’importante cerimonia augurale, all’interno di una scatolina di carta. Altri dicono che abbia un’origine molto più sacra, che arriva dalla religione shintoista.
Durante il periodo Heian, gli origami furono utilizzati per costruire delle piccole bambole in carta da lasciar galleggiare su delle barchette lungo il fiume, per la festa dell’Hina Matsuri (festa delle bambole). E’ una giornata dedicata a tutte le bambine e con il passare degli anni le bambole diventarono di stoffa o di ceramica. Sempre nello stesso periodo fu introdotta la festa dei bambini, il Tango No Sekku, in cui vengono costruite delle bandiere a forma di carpa con gli origami.
Tra i giapponesi quest’arte veniva tramandata da madre in figlia, non solo per mostrare come poter utilizzare la carta, ma anche per far comprendere la trasformazione della materia, così come dell’energia stessa. Mentre il merito della divulgazione degli origami in tutto il mondo è da attribuire ad Akira Yoshizawa, durante la secondo guerra mondiale abbandonò il suo lavoro in fabbrica per dedicarsi all’arte della piegatura della carta, facendo diventare la conoscenza dell’origami una missione di vita. Tanto che il ministro degli affari giapponesi, inviò all’estero Yoshizawa, per diffondere l’origami come simbolo di pace e amicizia tra i paesi.
Poteri divini
La carta e il suo modo di poter prender vita ha sempre affascinato i giapponesi, tanto da essere adottata anche in campo religioso. E’ facile trovare nei templi shintoisti alcune strisce di carta bianca appese, con una piega a zig zag, i go-hei, che simboleggiano la presenza delle divinità. Anche nei luoghi di preghiera buddisti si possono trovare gruppi interi di origami, piegati a formare una gru (tsuru), simbolo d’immortalità. Quest’ultimo è una delle figure più antiche realizzate con l’arte dell’origami, già dal 1600, in Giappone, fu ideato un sistema per eseguire tante gru da un unico foglio di carta, tagliandone alcune parti si ottenevano svariate figure unite l’una all’altra dal becco, dalle ali o dalla coda.
Furono inventate le strisce delle 1000 gru, ognuna realizzata con un piccolo foglio e poi cucite insieme, era un modo per meditare e rafforzare il proprio io interiore. Alcune leggende dicono che alla fine della realizzazione dei 1000 origami, si vedranno esauditi i propri desideri. Sadako Susaki, una bambina malata di leucemia, colpita dalle radiazioni della bomba esplosa a Hiroshima, iniziò a piegare le 1000 gru, con la speranza che nessuno dovesse più soffrire a causa delle guerre. Purtroppo Sadako non riuscì a terminare l’opera e morì, ma questo gesto le diede speranza e coraggio.
Nel parco della pace a Hiroshima c’è una statua che rappresenta la bambina, i giapponesi l’hanno attorniata con svariate strisce delle 1000 gru, nella speranza che la sua storia e quella di Hiroshima non vengano mai dimenticate.
Le forme più conosciute
Basta della carta, di qualsiasi tipo e un po’ di manualità per creare dal più semplice al più complesso origami, l’unico limite è la fantasia. Una forma molto comune è quella del kusudama, una sfera di carta che può avere le più svariate decorazioni e colori.
Si tratta di un gruppo di diversi origami cuciti tra loro a formare una sfera. Un’altra forma molto utilizzata è quella della farfalla, i parenti più stretti degli sposi piegano due forme di carta, una per lo sposo, mecho, ed una per la sposa, o-cho.
Vengono poi appese alle coppe di sakè con cui brindano gli sposi, per augurargli felicità. Il kaeru, che significa “ritorno a casa” o “rana”, è proprio un origami rappresentato da questo piccolo anfibio, ed è di buon augurio per il rientro a casa.
Non solo forme con gli origami
Il paese del Sol Levante, non è attento all’utilizzo della carta solo quando si parla di origami, si perché anche una lettera o una poesia ha bisogno del giusto tipo di foglio per essere scritta, ed il modo migliore di essere piegato o arrotolato.
Per loro è importante il giusto biglietto per incorniciare la loro sinuosa grafia, inoltre con una carta laccata, gli origami possono essere utilizzati come buste o contenitori, usati sin dai tempi dei samurai.
Durante il periodo di capodanno vengono realizzate in origami le cartoline per gli auguri e le buste con il denaro da regalare ai bambini. Inoltre a San Valentino, è usanza che le donne regalino il cioccolato, che spesso è conservato in delle scatoline di carta realizzate con l’arte dell’origami.
Hai mai provato a costruire un origami? Con quale forma ti piacerebbe cimentarti? Immaginavi che la piegatura della carta potesse avere una storia così importante?
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