Acconciature giapponesi: arte dal passato
Un tempo, in Giappone, il modo in cui ci si pettinava i capelli era anche un segno di riconoscimento, dall’acconciatura si poteva capire lo stato sociale di una persona, questo valeva sia per gli uomini che per le donne.
Ogni civiltà ha le proprie usanze e tradizioni, anche per quanto riguarda l’aspetto fisico, i francesi nel ‘700 portavano parrucche bianche di diverse dimensioni, in Inghilterra usano ancora oggi cappelli colorati con veletta, piume, fiori e i più svariati adorni. Lo stesso vale per il paese del Sol Levante, che si distingue per le loro mirabili acconciature, ecco quindi, che vorrei parlarti un po’ di questa loro tradizione.
Indice dei contenuti
Acconciatura femminile
L’idea di acconciarsi i capelli si diffuse tra le donne giapponesi durante il periodo Edo, dapprima durante il periodo Heian, venivano portati sciolti e lunghi (taregami), erano considerati perfetti se riuscivano a sfiorare il pavimento, mentre successivamente iniziarono a raccoglierli, questa tecnica si chiama nihongami. Infatti nei ritratti di donne, solitamente in kimono, disegnati in quel periodo, i bijin-ga, si possono ammirare le più svariate acconciature.
Una delle pettinature più diffuse era lo shimada, simile ad uno chignon, cambiava in base alla persona che la portava, ad esempio per le donne giovani era più in alto, detto taka shimada, più schiacciato per quelle adulte, tsubushi shimada, oppure decorato con tessuti (uiwata) o tagliato in due per le apprendiste geishe, momoware. Un altro tipo di shimada è quello detto “a scatola”, cioè raccogliendo i capelli dietro la nuca formando un parallelepipedo.
Altri due tipi di acconciature tradizionali sono il gikei e il yoko-hyogo, in cui veniva usata la cera per creare dei rigonfi laterali, che dovevano ricordare due ali, mentre il resto dei capelli veniva annodata in alto, fermandoli con pettinini e kanzashi (ornamenti). Alcune acconciature richiedevano la rasatura dei capelli sulle tempie e sulla fronte, spesso le geishe per mantenere l’elaborata acconciatura, dormivano su cuscini fatti apposta per preservare la pettinatura, anche per una settimana.
Gli accessori
Per altre pettinature venivano utilizzati i kanzashi, ornamenti dai motivi, colori e materiali più svariati. Gli artigiani impiegavano tutta la loro creatività per costruirne sempre di nuovi, alcuni venivano anche utilizzati all’occorrenza come arma di difesa. Oro, argento, legno, plastica e seta, sono alcuni dei materiali più diffusi impiegati per la realizzazione dei kanzashi, sono talmente svariati i modelli e le forme, che per alcuni diventano una vera e propria collezione.
I più preziosi sono chiamati kanoko dome, composti da materiali come il corallo, la giada, perle e pietre preziose. Usati soprattutto dalle maiko (apprendiste geishe), ne utilizzano molti e delle più svariate fatture, infilandoli nelle acconciature, a dispetto della geisha vera e propria che ne porta molti meno.
Una forma di kanzashi, diffusa tra le apprendiste geishe, è quella dell’ogi, un ventaglio in metallo con incisi i kamon, cioè i simboli della famiglia, fermati con una spilla. I kanzashi hana, sono accompagnati da uno o più fiori, solitamente realizzati in tessuto, usati dalle maiko e dalle geishe, che cambiano colori e forme in base alla stagione o alla festa nazionale.
Ad esempio nei mesi estivi vengono utilizzati colori come il bianco o l’argento, in primavera il fiore di ciliegio, in autunno la foglia d’acero e durante l’inverno il materiale più diffuso è il corallo o il guscio di tartaruga. Al giorno d’oggi i kanzashi, vengono indossati dalle spose, da chi veste in kimono, per partecipare alla cerimonia del te e a chi pratica l’ikebana, l’arte della composizione floreale, a volte però può capitare di vederlo portare anche a donne in tailleur.
Acconciatura maschile
Sempre nel periodo Edo, la pettinatura maschile tradizionale era il chonmage, la testa nella parte alta veniva rasata, lasciando il resto della capigliatura, con una parte lunga di capelli dietro la nuca, che veniva unta con diversi olii e poi raccolta a coda, piegandola su se stessa fino ad ottenere il ciuffo che spunta da sopra la testa. Acconciatura molto pratica, che permetteva ai samurai di tenere ben fisso l’elmo sulla testa durante uno scontro, non solo, questa pettinatura permetteva anche di capire la posizione sociale di chi la portava.
Oggi giorno questa acconciatura non è più utilizzata, i lottatori di sumo ne hanno fatto una rivisitazione, la parte alta del capo non viene più rasata e il ciuffo è fissato in alto sulla testa. Un’altra pettinatura, con la ciocca più elaborata, si chiama oicho o stile a foglia di ginkgo, la parte finale del ciuffo viene fissata a formare un semicerchio.
Per i lottatori di sumo sono impiegati dei parrucchieri specializzati, i tokoyama, per ricreare questo tipo di acconciature, infatti l’usanza del chonmage è davvero importante in questo sport, ha una certa rilevanza simbolica quando il lottatore si taglia il ciuffo, nella cerimonia di ritiro.
Conoscevi già le acconciature giapponesi e i loro significati? Ti piacerebbe provarne una?
0 Commenti