Il Giappone e lo sport: il kendo
Tradotto come “la via della spada” è un’arte marziale giapponese, inizialmente praticata dai samurai che può essere paragonata alla scherma.
Nel paese del Sol Levante è uno sport che conta un gran numero di appassionati, molte scuole hanno tra i loro club quello dedicato al kendo. Inizialmente chiamato gekiken “spada che colpisce”, nel 1920 è stato cambiato il nome in kendo dalla Dai Nippon Butoku Kai, l’organizzazione delle arti marziali giapponesi.
Indice dei contenuti
Origini
Il kendo, come il sumo, è una delle più antiche arti marziali giapponesi, nata e sviluppata nel paese del Sol Levante senza influenze da altri paesi, questo lo si deduce dalla presenza della katana, tipica spada giapponese usata nell’arte del kendo. Si sviluppa soprattutto nel periodo Kamakura, dal primo governo dei samurai, in cui si praticava l’arte della spada, dell’equitazione e dell’arco (kyudo). Le armi erano un mezzo per servire e difendere l’onore del loro signore o del loro maestro.
La pratica del kendo è stata influenzata dal Buddhismo Zen, che allenava la mente e lo spirito (mushin) importante per arrivare ai più alti livelli della sua pratica, aiutando il samurai ad eliminare la paura, la rabbia e tutti i sentimenti negativi a cui la vita ti mette alla prova. E’ una disciplina antica che richiede molto lavoro fisico e un lato combattivo, ma c’è anche un lato più riflessivo, l’accettazione della vittoria o della sconfitta, superare le proprie paure, essere onesti e accettare il dolore.
Le virtù che sono le fondamenta di chi vuole praticare il kendo, sono basate sullo Zen e sul Confucianesimo, i 6 punti a cui fa riferimento sono: benevolenza, giustizia, etichetta, correttezza, saggezza e sincerità. Chi pratica questi principi oltre all’allenamento fisico, può dire di essere un vero e proprio praticante del kendo, chiamato kendoka o kenshi.
Come si pratica
L’arte marziale giapponese non è solo uno sport, ma disciplina il corpo e la mente, il fisico e lo spirito. Nonostante sia la “via della spada”, il kendo vuole insegnare a non usarla, ad affrontare le proprie difficoltà senza esitazione e paura. I grandi maestri dell’era Tokugawa insegnano che bisogna saper prima utilizzare la spada per poterla non usare, sapere cos’è l’ira per poter affrontare le dispute in modo pacato e riflessivo. Il kendo aiuta a sfogare lo stress, a sentirsi calmi e rilassati, per poter tornare alla vita di tutti i giorni apprezzando i piccoli momenti di felicità, che a volte diamo per scontato. Quindi nonostante si tratti di un’arte da combattimento, il kendo mira ad insegnare proprio come la violenza non sia la strada giusta, ma piuttosto come l’esercizio della mente possa portare a svariati benefici.
Gli allenamenti si svolgono nel doujo (sala di pratica) e viene utilizzato lo shinai, un bastone formato da quattro canne di bambù tenute insieme da delle parti in cuoio, al posto della katana, la spada giapponese usata dai samurai. Questo sostituto della spada va impugnata a due mani, colpendo l’avversario nei punti vitali come se si stesse eseguendo un vero e proprio combattimento. Il bogu è una speciale armatura che viene indossata durante la pratica del kendo per proteggersi dai colpi dell’avversario, composta da guanti (kote), maschera (men), corpetto (do), grembiule (tare), casacca (keikoghi) e una gonna/pantalone (hakama). L’invenzione di questa speciale armatura è di Naganuma Kunisato, che ha pensato anche all’uso dello shinai per gli allenamenti.
I colpi che di solito vengono effettuati durante gli allenamenti sono: Men sopra la testa, Do sul fianco dell’armatura, Kote sulla metà inferiore del braccio destro e Tsuki colpo alla gola. La legge che regola l’esercitazione con lo shinai è Ki-Ken-Tai No Ichi, “un colpo dato con il corpo, la spada e la voce”. Prima d’iniziare la lezione c’è il saluto (rei), che viene ripetuto alla fine, dopodiché si procede con il suburi, gli esercizi di riscaldamento, che possono essere effettuati da soli o in coppia. Dopodiché c’è la parte del keiko, il vero e proprio combattimento a due in base alla preparazione ed al livello di entrambi gli avversari.
Il kendo però, non è solo combattimento, sono molto importanti anche i katà, cioè l’esecuzione precisa e perfetta delle tecniche apprese utilizzando la katana e senza avversario. Un’arte marziale che spesso viene confusa con il kendo, è il kenjutsu “arte della spada”, insegna ad utilizzare la katana per fendere colpi precisi, in diagonale, verticale ed orizzontale, per poter sconfiggere più avversari possibili durante uno scontro.
L’unico scopo di quest’arte marziale è quella di sgominare i nemici, mentre il kendo è la “via della spada”, insegna a sconfiggere i propri limiti e a combattere contro se stessi per diventare più forti. Mentre il primo allena soltanto il corpo e l’idea di uscire vittoriosi dallo scontro, il kendo allena la mente oltre al corpo, come già spiegato in precedenza è un’arte marziale completa, il cui unico scopo è quello d’insegnare ciò che è sbagliato fare e di conseguenza come affrontare le situazioni in modo differente.
Conosci il kendo? Ti piacerebbe provare a praticarlo? Qual’è la tua arte marziale preferita?
0 Commenti