Gli animali nella tradizione giapponese: il tanuki
Come hai potuto già leggere in altri articoli, il Giappone è una terra piena di miti e leggende, le sue tradizioni spesso si tramandano da secoli, una figura che fa parte di uno di questi racconti è il tanuki, il cane procione.
Fa parte della famiglia dei canidi, in Giappone ce ne sono due specie, quello più comune e l’esemplare bianco che si trova ad Hokkaido. Ma vediamo insieme come i giapponesi hanno trasformato la figura di questo animale.
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Tanuki
Il nome tanuki in alcuni dialetti, assieme al termine mujina, è utilizzato non solo per parlare del cane procione, ma anche del tasso o di altri animali simili. A Tokio, la parola tanuki è usata per indicare il cane procione e anaguma per il tasso. Questo canide fa parte del folklore giapponese, protagonista di svariate leggende, che lo definiscono in modo diverso. La figura più diffusa è quella del cane procione scherzoso, goffo, malizioso e dispettoso.
Nei tempi antichi veniva raffigurato nei dipinti con testicoli esageratamente ingrossati e una grande pancia che potevano usare come tamburo. La pelle del cane procione era utilizzata per raffinare l’oro, con il tempo il tanuki venne così associato ai metalli preziosi, diffondendosi l’idea che porti fortuna.
Ai giorni nostri nel paese del Sol Levante si possono trovare statue di tanuki davanti ai templi o nei ristoranti, sono raffigurati con un cappello di forma conica che portano sulla testa e in mano stringono una bottiglia di sake. Solitamente hanno anche una pancia tondeggiante, simbolo di prosperità.
Il mito
Fin dai tempi antichi i tanuki vengono considerate creature scherzose e un po’ ingenue, in grado di cambiare il loro aspetto. Quest’immagine grottesca e divertente del cane procione, inizia a diffondersi durante l’epoca Kamakura, ma tra questa e l’epoca Muromachi vengono raccontate nuove storie sui tanuki. Descritti come creature aggressive e maligne, ad esempio una storia parla di un tanuki che uccise una donna anziana, facendola a pezzi e poi servendola a cena al marito di quest’ultima definendola “zuppa di vecchia”.
Altri racconti invece, parlano di cani procione indifesi, che prendono parte alla vita quotidiana, come alcune leggende nei templi, che parlano di sacerdoti che in realtà erano tanuki travestiti. C’è chi sostiene che siano l’incarnazione degli oggetti che hanno compiuto cento anni (tsukumogami). Svariate sono anche le storie sull’abilità di mutaforma del tanuki, una narra di un cacciatore ingannato mentre si stava arrampicando su un albero, un cane procione aveva trasformato le sue zampe in ramoscelli, allargandole sempre più fino a far cadere l’uomo.
Una storia popolare, bunbuku chagama, racconta di un monaco ingannato da un tanuki che si era trasformato in una teiera, è anche famosa l’arte del cane procione di mutare le foglie in finte banconote, prendendosi gioco dei mercanti. Un animale a cui sono stati attribuiti diversi racconti per l’immaginario del popolo giapponese, dandogli caratteristiche e tratti dissimili, forse perché così ognuno può decidere quale versione più si addice alla propria idea del tanuki.
Anche in anime e manga viene utilizzata la figura del cane procione, come nello shojo Donten Ni Warau, il più giovane dei tre fratelli protagonisti, Chutaro, lo porta sempre con sé, ed è presentato come uno spirito che ha centinaia di anni, ed è legato alla famiglia Kumo, si chiama Gerokichi.
Avevi mai sentito parlare dell’immagine folkloristica del tanuki? Ti è capitato di vederlo rappresentato in qualche manga o anime?
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