I samurai: i grandi guerrieri della storia giapponese
Sono sempre stata affascinata dalla figura del samurai, in manga e anime che trattano questo argomento, la maggior parte sono eroi forti e coraggiosi, pronti a sfidare la morte per il proprio amore. Non hai mai sognato di essere salvata da un samurai anziché dal classico principe azzurro?
Samurai è un termine che risale al periodo Heian, ed inizialmente veniva pronunciato saburapi e dopo saburai. Letteralmente significa colui che serve e rappresentavano la milizia delle caste aristocratiche giapponesi. Gli sono state dedicate molte poesie e troviamo diversi racconti con fatti realmente accaduti, come quello dei 47 ronin da cui poi è stato tratto un film. Vorrei raccontarti qualcosa in più su questi stoici guerrieri e magari farti appassionare alla loro storia, se non lo sei già.
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L’inizio della loro dinastia
I samurai sono nati come guerrieri per servire i nobili giapponesi, chiamati shogun o daimyo. Un altro nome con cui erano conosciuti i samurai è bushi, un termine che appare nell’antico libro giapponese, Shoku Nihongi in cui si dice:
I samurai sono coloro che formano i valori della nazione
Oltre a conoscere le arti marziali, praticavano diverse arti zen e usavano una grande varietà di armi. Non utilizzavano nessun tipo di arma da fuoco, l’arma più simbolica era la katana (una lunga spada con la lama ricurva) in cui si diceva risiedesse l’anima del samurai che la impugnava. Al compimento dei tredici anni ogni ragazzo che voleva diventare samurai e che aveva concluso l’addestramento militare, durante la cerimonia del Genpuku, gli venivano consegnate la katana e il wakizashi (una spada grande e una piccola). All’inizio tutti potevano diventare samurai, successivamente solo i figli di quest’ultimi potevano ereditare la professione. Quando un samurai perdeva il proprio shogun, per la morte di quest’ultimo o perché veniva mandato via non più degno di fiducia, era chiamato ronin. Quando accadeva, secondo il loro codice d’onore, il ronin doveva attuare la pratica dello harakiri, cioè il suicidio, che consiste nello sventrarsi con la piccola spada, il wakizashi. È un rituale che viene denominato seppuku, se il ronin non lo praticava diventava un uomo senza onore e dignità, un vagante. A quel punto poteva decidere se unirsi ad altri ronin e creare scompiglio saccheggiando i villaggi, oppure essere assunto come guardia del corpo, o combattere per difendere i villaggi ed insegnare l’arte della guerra al popolo. Verso la fine del periodo Edo i samurai iniziarono ad essere considerati dei designati burocratici a servizio dello shogun, la loro katana veniva utilizzata solo per scopi cerimoniali. Ed infine con il Rinnovamento Meiji i samurai furono aboliti, al loro posto fu imposto un esercito nazionale, che perdura tutt’oggi.
Codice d’onore
Il Bushido, letteralmente via del guerriero, è un codice di condotta e modo di vivere dei samurai, non solo per quanto riguarda l’aspetto militare, ma anche quello morale. E’ una raccolta di regole del monaco/samurai Yamamoto Tsunetomo, le cui basi si fondavano sull’onestà, la lealtà, l’onore, il dovere, la giustizia e la pietà. Se si veniva meno ad uno di questi valori si veniva disonorati, diventando ronin. Secondo le regole per riappropriarsi del proprio onore bisognava praticare la cerimonia del seppuku, la pratica del suicidio. Il bushido è suddiviso in sette principi: Gi (onestà e giustizia), Yu (eroico coraggio), Jin (compassione), Rei (gentile cortesia), Makoto (completa sincerità), Meiyo (onore) e Chugi (dovere e lealtà).
I 47 ronin
Erano un gruppo di samurai rimasti senza il loro shogun, Asano Naganori, obbligato a svolgere la cerimonia del suicidio, il seppuku, perchè aveva assalito il maestro di protocollo, che a sua volta aveva insultato Asano. I 47 ronin, per due anni, pianificarono la vendetta per il loro shogun e alla fine attaccarono il cortigiano uccidendo lui e i suoi discendenti. Nonostante fossero stati appoggiati dagli altri nobili e avessero seguito le regole del bushido, 46 ronin furono obbligati a eseguire il seppuku. Solo il più giovane fu risparmiato, l’unico ritenuto degno di poter fare offerte agli spiriti per i suoi compagni morti. Questa storia ha ispirato molti racconti e rappresentazioni, tutt’oggi gli uomini di Asano sono considerati degli eroi dal popolo giapponese. Siccome il termine ronin veniva usato in modo dispregiativo, adesso i 47 vengono chiamati i 47 gishi, cioè uomini retti. Al tempio Sengakuji di Tokio riposano i 47 eroi, davanti all’ingresso del tempio c’è la statua di Oishi Kuranosuke, il leader del gruppo. Tutti gli anni i giapponesi lasciano dei fiori sulle loro tombe, come gesto di ringraziamento per il loro eroismo.
Fiori di ciliegio
Sono il simbolo di tutte le arti marziali, ed anche dei samurai. Per i guerrieri rappresentava la vita, quanto possa essere bella ed effimera, perché proprio come un delicato fiore di ciliegio, può sbocciare e mostrarsi in tutta la sua magnificenza, un samurai con indosso la sua armatura. Può anche staccarsi e morire con estrema facilità, come un guerriero viene colpito in battaglia dal nemico. Per i samurai era il modo più onorevole per andarsene, così trovarono il giusto paragone con questo fiore, venerandolo. Un antico verso recita così “ tra i fiori di ciliegio, tra gli uomini il guerriero”, ossia come il fiore di ciliegio è il più bello tra gli altri, tra gli uomini il guerriero è il migliore.
Conoscevi già i samurai? Cosa ne pensi di questi guerrieri e del loro codice d’onore?
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