Il Giappone e lo sport: il sumo

Tempo di lettura: 3 minuti

Il sumo è lo sport nazionale del Giappone, ed è nato agli inizi del VI secolo, prendendo spunto da riti religiosi scintoisti.

Le regole del sumo tradizionale vengono dettate dalla cultura, dalla storia e dalla religione nipponica. In passato era una forma di lotta corpo a corpo con mosse di combattimento simili alla box e al wrestling. Oggi si svolge in modo un po’ diverso, ma vediamo come.

Cosa c’è da sapere sul sumo

Un incontro durante un torneo
Un incontro durante un torneo

Il ring in cui si affrontano i due sfidanti, rigorosamente due uomini detti rikishi o sumotori quando non sono ancora dei professionisti, si chiama dohyo. I rikishi indossano entrambi un particolare perizoma chiamato mawashi e acconciano i capelli nello stesso modo, raccogliendoli creando una particolare pettinatura, oi-cho mage.

Solo nel sumo amatoriale si potranno vedere delle sfidanti femmine, ma in quello professionistico no. I lottatori vengono selezionati in base alla loro forza e alle loro capacità, non in base al peso, questa graduatoria si chiama banzuke, inoltre sono divisi in diverse categorie professionistiche, partendo dagli esordienti (jonokuchi), fino ad arrivare ai grandi campioni (sanyaku).

Il grande campione nello sport del sumo si chiama yokozuna, cioè “ampia corda”, infatti lo si riconosce perchè quando arriva sul dohyo indossa una corda intrecciata detta tsuna. Quest’ultimo non può essere retrocesso e la sua carica viene sostituita da qualcun’altro solo se è il campione a decidere di ritirarsi (intai), ciò avviene di solito quando vince meno di 8 incontri a torneo.

Lo yokozuna viene considerato una semi-divinità scintoista. L’obiettivo dell’incontro è molto semplice, bisogna atterrare o mandare fuori dal dohyo l’avversario. Per vincere però devono essere rispettate le seguenti regole: non tirare pugni; non si possono ferire gli occhi dell’avversario; non tirare i capelli; non colpire i genitali; non colpire con entrambi i palmi delle mani in contemporanea le orecchie dell’avversario; non si possono tirare calci al petto o all’addome; non mettere le mani alla gola; non si possono piegare le dita all’indietro allo sfidante ed in ultimo se durante il combattimento si perde il mawashi, rimanendo nudi, il lottatore è squalificato.

Si svolgono 6 tornei (basho) di sumo all’anno, tre a Tokio, uno a Osaka, uno a Nagoya e l’ultimo a Fukuoka. Iniziano la domenica e durano 15 giorni, ogni rikishi affronta un avversario diverso al giorno e chi vince più incontri si aggiudica la vittoria del torneo. Per mantenere la propria graduatoria nel banzuke, il rikishi deve vincere almeno 8 incontri su 15, altrimenti scende nella classifica, o diversamente se ne vince di più salirà di grado.

I riti del sumo

Lo yokozuna durante il rito di apertura del torneo
Lo yokozuna durante il rito di apertura del torneo

Ci sono diversi gesti e movimenti rituali che si usano nella pratica del sumo e che con il passare del tempo sono rimasti invariati e vengono applicate ancora oggi. Durante i 15 giorni di torneo, prima d’iniziare qualunque incontro lo yokozuna, deve eseguire il rituale propiziatorio, che consiste nell’esecuzione di movimenti tradizionali, è una cerimonia molto importante per i giapponesi che seguono questo sport.

Un altro rito avviene all’inizio dell’incontro, entrambi i rikishi raccolgono una manciata di sale e la gettano sul dohyo, è un gesto propiziatorio per proteggersi dagli scontri che possono ferire o infortunare i lottatori.

Un movimento che permette al rikishi di allontanare i demoni e intimorire l’avversario è lo shiko, il lottatore a gambe larghe, con le ginocchia piegate le solleva in alternanza, ricadendo poi a terra battendo il piede. Alla fine del torneo viene eseguita la tradizionale danza con l’arco, anticamente simbolo di vittoria, felicità e prosperità, veniva regalato come premio.

Conoscevi già questo sport? Hai mai visto un torneo di sumo? Cosa ne pensi?


0 Commenti

Scrivi un commento, facci sapere la tua opinione 🙂

XHTML: Puoi usare i seguenti tag: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>