La forma della voce
Un film d’animazione che racconta la storia di una ragazza sorda che a causa della sua disabilità diventa subito il bersaglio degli scherzi crudeli da parte dei suoi compagni di classe
Titolo originale: Koe no Katachi
Titolo Kanji: 映画 聲の形
Titolo Italiano:La forma della voce
Categoria: Movie
Genere: Drama, Romance, School Life
Anno: 2020
Tratto dal manga: A Silent Voice di Yoshitoki Oima
Edito in Italia: 🇮🇹 (doppiato)
Edito da: Netflix
Rating: 💚 Adatto a tutti
Indice dei contenuti
Trama
Tutto inizia, quando nella classe di Shoya Ishida, alle scuole elementari, arriva Shoko Nishimiya, una ragazza sorda, costretta a portare degli apparecchi acustici. A causa della sua disabilità diventa subito il bersaglio degli scherzi crudeli di Shoya e dei suoi compagni. Non si tratta di semplici scherzi tipici dei bambini di quell’età, ma episodi di vero e proprio bullismo, nei confronti di una compagna disabile. Se inizialmente, Shoya e compagni si limitavano a rubarle gli auricolari, per poi lanciarli fuori dall’edificio scolastico, arriva il giorno in cui afferrano gli auricolari, strappandoli brutalmente dalle orecchie di Shoko, finendo per provocarle una brutta emorragia al lobo.
A causa di quest’ultimo e terribile episodio di violenza nei confronti di Shoko, la madre della ragazzina prende fermamente la decisione di trasferirla in un’altra scuola. È proprio Shoya ad essere
accusato e finisce per diventare una sorta di capro espiatorio e il nuovo bersaglio del bullismo dei compagni.
L’emarginazione di Shoya prosegue fino agli anni del liceo, quando ritrova Shoko e le chiede scusa per il suo passato comportamento. È l’inizio di un lungo viaggio di redenzione, che lo porterà a incontrare di nuovo i compagni di allora e ad affrontare, insieme a Shoko, le cicatrici del passato.
Opinioni
Approcciando questo film, non pensavo minimamente di imbattermi in tematiche così profonde, come bullismo, insicurezza, desiderio di accettazione e voglia di farla finita.
È un film capace di strappare il cuore dal petto e di far versare fiumi di lacrime. Insomma, ci vuole un bel pacco di fazzoletti per guardare questo anime, fatto veramente bene, che mescola la crudeltà adolescenziale a una tenerezza disarmante e all’incapacità di esprimere se stessi.
The shape of voice, o meglio a silent voice, come recita il titolo del manga da cui è tratto, è la voce silenziosa del bullo che viene bullizzato. Il film, infatti, mostra come le situazioni possano capovolgersi e come un aguzzino reagisca alle crudeltà di cui lui stesso è stato autore.
Guardando attentamente il film e le dinamiche relazionali che mette in scena, vediamo che Shoya, in realtà, tanto bullo non era e non è di sicuro. Fondamentalmente, segue la corrente dei suoi amici, che per primi maltrattano la povera Shoko che cerca solo di integrarsi. Shoko non è la sola ad avere difficoltà ad esprimersi: anche per gli altri l’adolescenza si rivela un momento crudele, fatto di incomprensioni e di sfoghi.
La colpa di Shoya, a mio avviso, è quella di cercare di integrarsi, esagerando e fomentando la azioni altrui e passando così completamente dalla parte del torto. In fondo è Ueno la prima ad essere ostile a Shoko e a cercare di allontanarla, solo che lei, l’amica Kawai e gli altri agiscono alle spalle della ragazza, mentre Shoya non si nasconde e finisce col prendersi la colpa di tutto.
Un tema centrale è quindi quello dell’integrazione, della voglia di appartenere a un gruppo, senza il quale ci si sente inutili e senza scopo. Emerge poi anche l’incapacità di relazionarsi con qualcuno che è differente da noi, che ci risulta incomprensibile al punto da generare in noi un senso di frustrazione e che ci spinge ad allontanare la persona in questione.
La stessa Shoko, alla fine, che cerca solo un modo per comunicare e integrarsi, reagisce urlando ai soprusi di Shoya.
Nel film, vediamo i protagonisti passare dalle elementari al liceo, con un salto di cinque anni. Shoya si ritrova così emarginato e solo, abbandonato dai suoi amici e incapace di guardare in faccia gli altri. Vediamo infatti i volti degli altri personaggi barrati con una croce blu, a indicare la sua solitudine e l’impossibilità di fare amicizia. Vive quindi in un continuo odio di se stesso, preoccupato solo di restituire alla madre i soldi che ha dovuto pagare per l’apparecchio di Shoko e poi di togliersi dai piedi perché si sente un fallito e un buono a nulla.
Il film inizia quindi con Shoya deciso a farla finita, ma il caso vuole che, grazie all’amicizia con Nagatsuka, un ragazzo vittima di bullismo, Shoya riesca a rimettersi in contatto con Shoko. Shoya cerca di rimettere insieme la vecchia banda della scuola elementare, ma questo non fa che riaprire vecchie ferite e riaccendere le rivalità.
Molte emozioni costellano questo film. Anzitutto l’insensibilità giovanile nei confronti della diversità fisica, che arriva fino alla vera e propria cattiveria. L’incapacità di esprimere i propri sentimenti (gelosia, amore, frustrazione) trova sfogo in dinamiche di bullismo, che riuniscono, alla fine, una vera e propria combriccola di fifoni! Si crea così una dinamica di gregge, per cui, pur di non rimanere soli, si abbracciano azioni e moventi che non si condividono, salvo poi trovare un capro espiatorio, quando si arriva alla resa dei conti.
Un tema particolare che emerge dal film è quello del karma: Shoya si rende conto che tutto avviene per una ragione, che accade ciò che deve accadere. Capisce che non deve fare agli altri quel che non vuole venga fatto a lui e mostra la sua volontà di fare ammenda, cercando di rimediare agli errori del passato per far vedere a Shoko che è cambiato, così che lei possa perdonarlo.
Non va sottovalutata, in questo film, la componente romantica. Sulla vicenda aleggia infatti la possibilità di un avvicinamento dei due protagonisti. Nella storia, l’amore non è solo quello possibile tra i due ragazzi, ma anche quello materno, sia della madre di Shoya, che lo ama indipendentemente da tutto, che della madre di Shoko, che farebbe di tutto per proteggere la figlia. E poi c’è l’amore fraterno di Yuzuru, la sorella minore di Shoko, che fa di tutto per proteggerla e che è un elemento determinante nella ricostruzione del legame tra Shoya e Shoko. È importante anche l’amore degli amici, come Nagatsuka, che riesce a vedere il cuore gentile di Shoya al di là delle voci e delle apparenze.
Il film mostra come ci siano sempre in ognuno lati positivi e lati negativi e come sia possibile il cambiamento e il pentimento per le colpe del passato. E fa vedere anche come sia possibile superare le difficoltà della vita, l’odio per se stessi e la voglia di farla finita, sopravvivendo alle fasi più difficili della crescita e diventando più forti di prima, perché la vita è bella è bisogna darle una chance!
Si tratta di un film perfetto per quella spaventosa fase della crescita che è l’adolescenza. Chi di noi non ha vissuto quel senso di estraneità e di inutilità, quella sensazione di non essere capiti, per cui è meglio se mi tolgo di mezzo, levando un peso a tutti?
Ahimé, credo sia una fase che un po’ tutti abbiamo vissuto e che siamo riusciti più o meno a superare portandoci dietro delle cicatrici, come fanno i nostri protagonisti. In fondo, da questo punto di vista, siamo tutti dei sopravvissuti!
Credits
Fonte consultata: Wikipedia – La forma della voce
È il braccio destro di Haruka e su Shoujo Love si occupa un po’ di tutto. Amante dei dolci e del buon vino, nella vita reale è pasticcera e sommelier.
0 Commenti