La lingua giapponese: i suffissi dopo i nomi
Detti anche suffissi onorifici, è quella parola che viene aggiunta dopo il nome o il cognome e che spesso leggiamo nei manga o sentiamo negli anime, come ad esempio Rino-chan.
I suffissi utilizzati dai nipponici, quando si rivolgono a qualcuno, possono essere paragonati al Mr e Mrs inglese, ma hanno una valenza maggiore e vengono utilizzati sempre. Spesso hanno valore neutro, tra maschio e femmina, a parte alcune eccezioni, come -chan e –kun. Questi suffissi onorifici, vengono detti subito dopo il nome o il cognome, anche se in Giappone è comunemente usato chiamare le persone per cognome, a meno che il grado di confidenza non permetta di usare il nome, se vengono pronunciati entrambi andrà comunque utilizzato in fondo al soggetto. Vengono usati con i nomi propri, se viene detto dopo un nome comune, come neko (gatto) chan, si trasforma in un nome proprio, indicando che si sta parlando esattamente di quel gatto. Vorrei spiegarteli un po’ più nello specifico
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I suffissi più comuni
Il suffisso -san è il più usato, aggiunto alla fine del cognome si può utilizzare sia per uomini che per donne, sicuro ed efficace, è un titolo di rispetto molto generico diffuso tra tutte le età e a volte aggiunto anche a nomi comuni, come ad esempio dopo una professione (pescatore più san). Si possono indicare anche gli animali con il -san, se ti trovi in una conversazione informale, anche abbreviato con il numero 3 (Aya3), poiché si pronuncia-san.
Tradotto letteralmente è signore/a, se sei indecisa su quale suffisso usare, pronunciando -san non ti puoi sbagliare. Un altro suffisso onorifico abbastanza diffuso è -chan, molto più confidenziale rispetto al primo, solitamente è usato tra ragazze, se c’è un’amicizia, o con i bambini, difficilmente un uomo aggiungerebbe -chan dopo il nome di un amico.
Quando un ragazzo si rivolge ad una sua coetanea chiamandola per nome e aggiungendo il -chan, significa che sono una coppia o amici d’infanzia, se fosse una compagna di classe la chiamerebbe per cognome aggiungendo -san, lo stesso vale al contrario, ma con l’uso di -kun al posto di -chan. E’ talmente confidenziale che può essere usato come abbreviativo, ad esempio Yuka-chan può diventare Yucchan. Attenzione però a come viene pronunciato, alcuni insegnanti lo usano con i propri studenti per far capire che per loro quella persona è infantile. Ha la stessa valenza, ma al maschile, il suffisso -kun. Usato tra coetanei o da persone più grandi, come segno di confidenza, può essere rivolto ad entrambi i sessi, ma è raro che lo si senta pronunciare nei confronti di una ragazza.
Quando bisogna mostrare particolare rispetto per una persona si usa il suffisso -sama, anche se più diffuso nella lingua scritta, come ad esempio per l’intestazione di una lettera formale, una mail o per rispondere al telefono. Anche dopo il nome di una divinità viene utilizzato -sama, rivolgersi a se stessi con questo suffisso è segno di estrema arroganza, ore-sama “il grande me”.
Suo simile è il suffisso -dono, poco diffuso ed usato soprattutto scritto. Il suffisso onorifico -sensei, spesso viene tradotto come “insegnante”, in realtà è rivolto anche a medici, monaci, maestri sportivi e persone a capo di organizzazioni. Un altro suffisso è -chama, diretto in modo rispettoso a persone che consideriamo a nostro pari, anche se c’è differenza d’età, quindi usato di solito da persone più grandi verso ad altre più piccole. Gli ultimi due sono utilizzati più come appellativi che come suffissi, uno è -senpai, indica una persona più grande di grado o più anziano.
Può essere usato anche senza pronunciare prima il nome, di solito è diffuso nell’ambiente di lavoro, in manga e anime spesso viene pronunciato da compagni di scuola più piccoli che si rivolgono ad altri più grandi. Al contrario quando ci si rivolge ad una persona più piccola si usa kohai, ma raramente è preceduto da un nome.
In famiglia
Le regole cambiano nell’ambito familiare, è usato più comunemente il suffisso -chan o -kun dai genitori, verso i figli, mentre al contrario, la prole si rivolge ai genitori chiamandoli okaasan (mamma) e otosan (papà).
Lo stesso vale per gli altri parenti, non ci si rivolge mai per nome nonostante possa esserci una particolare confidenza, ojisan e obasan (zio e zia), mentre nonna e nonno sono obaasan e ojiisan, molto simili ai primi, ma con una pronuncia un po’ diversa allungata dalla doppia. Questi termini sono utilizzati per chiamare i propri familiari o per riferirsi a quelli di altri.
I bambini spesso tendono a chiamare “nonno” le persone anziane e “zio” quelle adulte, anche se non c’è alcun grado di parentela. Anche tra fratello e sorella ci sono delle regole, infatti si usa oneesan e oniisan (sorellona e fratellone) per indicare che sono più grandi. Si può usare questo termine anche con il fratello o la sorella di altre persone, inoltre togliendo la “o” quindi diventando neesan e niisan, possono essere utilizzati come suffissi dopo il nome.
In alcuni anime si sente anche il termine oniichan e oneechan, diventa molto confidenziale con l’aggiunta del -chan e quindi non è permesso a tutti usarlo. Per rivolgersi invece a un fratello o una sorella minori si usa otouto e imouto, se c’è abbastanza differenza d’età, il fratello o la sorella maggiore può chiamare il parente più piccolo per nome, aggiungendo il suffisso -chan.
Per i giapponesi è molto importante l’uso dei suffissi, li conoscevi già? Cosa ne pensi di questa usanza? Ti piacerebbe pronunciarli nella tua quotidianità?
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