La shoujo bunka e quel treno che sosta a Takarazuka

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Il Giappone si sa, è un luogo ricco di misteri e peculiarità, ma secondo te è possibile che alcuni tra i più grandi manga possano essere nati alla fine di una fermata ferroviaria?

Le origini

Non ci sono dubbi del fatto che tutti i mangaka vengono irrimediabilmente ispirati dalla cultura del loro Paese per la creazione delle proprie opere. L’intreccio che vi è tra tradizione reale e finzione cartacea è labile, quasi impercettibile.

Le origini della shoujo bunka, cultura per ragazze, risalgono ai primi del Novecento e il termine indica anche una vera e propria in cui le giovani sperimentano nuovi modi di essere. L’emblema è il teatro Takarazuka.

Il nome si rifà ad una cittadina nella prefettura di Osaka che rappresenta il punto finale della linea ferroviaria Imazu delle ferrovie Hankyo. Nel 1913, l’allora presidente della ferrovia, ebbe l’idea di mettere in scena dei musical che si ispiravano agli spettacoli teatrali di Brodway, ma fatto da sole donne, per poter pubblicizzare la linea ferroviaria.

Nel teatro vi è una forte rappresentazione dell’ambiguità sessuale poiché la protagonista principale è di solito una donna che veste i panni di un uomo.

Quale mangaka può essersi ispirato a questo teatro?

La principessa Zaffiro nella sua uniforme
La principessa Zaffiro nella sua uniforme

Questo espediente viene introdotto da Osamu Tezuka, (padre di Astro boy, Kimba il leone bianco e di tanti altri “cartoni animati” che accompagnavano le mattine di tanti bambini nati tra gli anni ’80 e ’90) e dal suo Ribbon no kishi (La principessa Zaffiro), considerato il manga capostipite del genere shoujo.

Tezuka era cresciuto nella città di Takarazuka e infatti, come egli stesso afferma, il manga prende in prestito molti aspetti del teatro. Zaffiro è una ragazza a cui è stato dato lo spirito di un ragazzo, per questo motivo, si comporterà sempre come tale fino a quando, adolescente, non si innamorerà e deciderà di presentarsi a tutti come donna.

Dagli anni 80…

Una locandina di teatro Takarazuka di Versailles no bara
Una locandina di teatro Takarazuka di Versailles no bara

Negli anni ’80 la mangaka Riyoko Ikeda, fortemente influenzata dai tratti di Tezuka, utilizzerà questo espediente in Versailles no Bara (Lady Oscar), in cui Oscar è costretta a rinnegare se stessa e vivere come un uomo per un senso di dovere sociale.

Non a caso ancora oggi, Versailles no Bara è tra le rappresentazioni sempre più acclamate tra i fan del teatro Takarazuka.

…ad oggi

Questi due capolavori hanno dato il via ad una serie di sh?jo in cui si la protagonista, per vari motivi, decide di vivere come un uomo e, se vi interessa la lettura, vi consiglio della stessa Ikeda:

Per ultimo, ma non meno importante, vi consiglio Shojo Kakumei Utena di Chiho Saito, dove la protagonista, Utena, è da sempre messa a paragone con madamoiselle Oscar.

Personalmente mi hanno sempre affascinato questi tipi di shoujo che risultano essere molto introspettivi, e a te?


Credits

Immagini: sexualfables.com

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