Omiai, il matrimonio combinato in Giappone
Il termine matrimonio combinato fa subito pensare a epoche passate, come il ‘700 o l’800, quando le famiglie creavano legami matrimoniali in base alla rendita e al titolo nobiliare. Nel paese del Sol Levante invece, questa pratica è ancora messa in atto.
Omiai o Miai, letteralmente tradotto come “colloquio a scopo matrimoniale”, è l’incontro tra due persone libere, che non hanno legami sentimentali tra loro e non si conoscono, è un confronto che avviene prima del possibile futuro matrimonio.
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Dalle origini ai giorni nostri
La pratica dell’omiai è iniziata durante il periodo Edo, quando i samurai concedevano il proprio figlio o la propria figlia in matrimonio, per creare legami e alleanze tra le diverse famiglie. Non solo, contava molto anche il grado sociale della famiglia da cui si proveniva, bisognava portare lustro e onore con i titoli e ricchezze, grazie al matrimonio. Pian piano l’omiai si diffuse tra i diversi strati sociali, diventando molto comune in Giappone.
Oggi giorno lo stato sociale della famiglia è passata in secondo piano rispetto al tempo dei samurai, anche se si cerca sempre di mantenere lo stesso livello sociale delle due famiglie, tenendo conto anche della discendenza. La percentuale di matrimoni combinati è molto diminuita, la maggior parte dei nipponici preferisce l’idea dell’amore all’occidentale, con un corteggiamento romantico prima del futuro matrimonio (kokuhaku).
Ma perché si usa questa pratica? Spesso sono i genitori a preoccuparsi della loro prole, se arrivano in età da matrimonio (22 – 30 anni) e non hanno ancora cercato un partner, intervengono organizzando un incontro tra i figli di amici o un più formale omiai. Si perché l’età in Giappone è tenuta ancora molto da conto, le donne vengono paragonate alle “torte di Natale”, fresche e buone fino al 25, ma ogni giorno che passa dopo Natale, diventano sempre più meno buone. Anche se recentemente l’età massima di una donna per sposarsi si è spostata a 31 anni.
Anche gli uomini però devono darsi da fare, se arrivano ai 30 anni ancora non sposati, vengono considerati inaffidabili dai colleghi e dal datore di lavoro, perché per loro è la dimostrazione di essere poco responsabili. Così i genitori iniziano a inviare foto della propria figlia e a far richieste di matrimonio a uomini che secondo loro possono essere un buon partito, ovviamente tutto questo senza il consenso della ragazza in questione. Anche se dopo avrà modo di scegliere se proseguire la conoscenza o meno, vediamo quindi cosa succede durante l’omiai.
Come si svolge
L’incontro può avvenire tra i due futuri sposi da soli, oppure con la partecipazione delle famiglie di entrambi, questo vuol dire che i criteri richiesti dai genitori sono stati rispettati e che si è prossimi al matrimonio.
Un’altra figura che può intervenire, ma non è indispensabile, durante un omiai è il nakodo (sensale di matrimoni) scelto tra gli amici o può essere un componente della famiglia, altrimenti viene richiesto un professionista, il puro nakodo. Il suo compito è quello di assistere i futuri sposi, iniziando con l’organizzazione dell’omiai, diventando così l’intermediario (hashikake) tra i due candidati e le loro famiglie, anche durante la preparazione del matrimonio.
Possiedono diverse foto dei prossimi sposi, questo per evitare un rifiuto nel caso non si piacessero fisicamente, oltre al rirekisho, un riassunto dettagliato della vita dei candidati e dei familiari. Grazie a questi dati le famiglie valutano i possibili candidati, a volte anche con i figli, dopodiché stilano una lista e chiedono al nakodo d’indagare sulla persona scelta al primo posto.
Ad esempio secondo una superstizione le donne nate nell’anno dell’hinoeuma (anno del cavallo di fuoco), sono considerate un pessimo partito, tanto che i genitori mentivano sull’anno di nascita della figlia. Questo perché è considerato un segno indipendente, espansivo e ambizioso, caratteristiche poco apprezzate dall’uomo giapponese, che preferisce la donna docile e accondiscendente.
Ci sono anche delle valutazioni molto più selettive, con dei criteri riconosciuti in tutto il paese del Sol Levante, iegara cioè “ascendenza”, aspetto fisico, hobby, lavoro, tutto ciò che può influire sulla scelta. Un’altra valutazione importante è quella dell’albero genealogico delle malattie, il ketto, negli anni ’40 in Giappone se avevi avuto in famiglia malattie mentali o gravi malattie ereditarie eri costretta a sterilizzarti , anche se non volevi.
Questa legge fortunatamente ora è cambiata e l’aborto o la sterilizzazione vengono effettuati solo su esplicita richiesta. Durante l’omiai i candidati verranno poi lasciati soli per avere così modo di conoscersi un po’, potranno incontrarsi tre volte prima di decidere se proseguire con la celebrazione del matrimonio.
Se entrambi accetteranno di sposarsi (miai kekkon), verrà organizzato dalla famiglia dello sposo un yuino, festa di fidanzamento. Al contrario se uno dei candidati rifiuterà l’altro, avverrà un kotowari, una forma cortese per respingere l’altro senza creargli troppi imbarazzi. Attraverso una statistica, hanno calcolato che i divorzi di coppie nate con l’omiai siano inferiori rispetto a quelle nate per amore.
Cosa ne pensi? Sei d’accordo con l’idea del matrimonio combinato? Anche i tuoi genitori hanno mai cercato di farti conoscere un possibile fidanzato/fidanzata?
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