Taketori monogatari. Storia di un tagliabambù
L’antica cultura giapponese è nota anche per la forte presenza di leggende e racconti sugli spiriti. Nei manga si possono trovare riferimenti a spiriti che infestano le case o proteggono un tempio; gli anime a volte si ispirano alle figure del passato per realizzare film spettacolari.
Questo è il caso del racconto popolare Taketori monogatari e del film La storia della principessa splendente.
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Il racconto popolare
Taketori monogatari è un racconto popolare del X secolo, considerato il più antico esempio di narrativa scritto in lingua giapponese. È conosciuto anche con il titolo Kaguya-hime no monogatari, letteralmente tradotto come Il racconto della principessa splendente.
La storia narra di un anziano tagliatore di bambù che vede una canna di bambù risplendente nella notte; tagliandola trova al suo interno una bambina, grande come un pollice. L’uomo decide di crescerla come fosse sua figlia, dandole il nome di Nayotake no Kaguya-hime (“principessa splendente del flessuoso bambù”). Da questo momento, ogni volta che l’uomo taglierà un bambù, troverà al suo interno una piccola pepita d’oro. La ragazza diventerà una bellissima donna e la famiglia, arricchitasi grazie a tutto l’oro trovato, cercherà di tenerla al riparo da occhi indiscreti. Ben presto però 5 principi si presentano alla sua porta per chiederla in sposa: Kaguya-hime escogita per loro 5 prove impossibili che i pretendenti cercheranno di superare, escogitando qualche trucco. Anche l’Imperatore del Giappone si innamora della ragazza, ma viene prontamente rifiutato.
Sopraggiunta l’estate, la principessa sospira spesso alla luna e confessa di essere una donna della Luna; inoltre aspetta la visita dei suoi “concittadini” di Tsuki no Miyako (“Capitale della luna”) che la ricondurranno a casa dopo esserne stata lontana così tanti anni. Kaguya-hime, prima di tornare sulla Luna, lascia una lunga lettera di scuse, la sua veste fatta di fili d’oro per i vecchi genitori adottivi e una goccia di elisir della vita (che dona l’immortalità a chi lo beve) per l’Imperatore. Egli, ricevuti i doni della principessa, si reca sulla montagna più alta del suo impero per bruciare la lettera e l’elisir della vita.
Secondo la storia il nome della montagna Fuji deriva dalla parola “immortalità”, mentre i kanji (che sono i caratteri usati per rappresentare la radice dei verbi, degli aggettivi o una buona parte dei sostantivi della lingua giapponese), che si leggono “montagna ricca di guerrieri”, si riferiscono all’esercito dell’Imperatore che scalò la montagna per accompagnarlo. Inoltre, il fumo che sale dalla cima del monte, sarebbe il fumo dell’elisir che brucia ancora oggi.
Il film
Nel 2013 lo studio d’animazione giapponese Studio Ghibli, ha realizzato un film basandosi su questo racconto popolare, dal titolo La storia della principessa splendente. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2014, mentre in Italia è stato presentato in anteprima nazionale al Lucca Comics & Games 2014. Nonostante i pochi incassi, questo film ha ricevuto molte critiche positive, aggiudicandosi un posto tra i candidati al Premio Oscar 2015 per la categoria miglior film d’animazione.
La particolarità di questo film risiede nello stile grafico: il regista Isao Takehata torna alle radici dell’arte del racconto per immagini tipica della tradizione nipponica, come ci viene mostrato in una scena in cui la protagonista apre un lunghissimo rotolo illustrato. È come guardare una sequenza di dipinti animati, si perdono le linee ben definite e i colori accesi (tipici dello Studio Ghibli), e si prediligono colori pastello e contorni poco delineati. Una goduria per gli occhi e per lo spirito!
La storia della principessa splendente non rientra tra i miei film preferiti firmati Studio Ghibli, ma sicuramente ho apprezzato questo nuovo stile narrativo. Inoltre ho scoperto un nuovo racconto appartenete alla cultura giapponese! Voi l’avete già visto? Cosa ne pensate?
Credits
Immagini: Photo credits: www.studioghibli.it
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